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Intervista a Miriam Gandolfi

Il cambiamento: funzione spontanea della mente "qualunque".

 

Chiacchierata con Miriam Gandolfi, psicologa e psicoterapeuta che ha recentemente pubblicato il libro "Psicoterapia, Manuale di tessitura per il cambiamento".

Di seguito il minutaggio della chiacchierata:

01:33 Manuale: perché questa scelta?

02:56 Il cambiamento: da dove si origina e il ruolo delle domande in questo processo

07:13 Il ruolo delle invenzioni e intersoggettività

11:52 Il cambiamento come volontà: esempio di una paziente anoressica

15:28 Psicologo come strumento di cambiamento: l’importanza di vedere

19:21 Prescrizioni perturbative e il ruolo dello scegliere

24:01 L’importanza delle interconnessioni disciplinari

 

http://www.psicologo-milano.it

Hans Magnus Enzensberger

Cassandra dal pensiero potente

 

Il 24 novembre, a Monaco di Baviera, si è spento Hans Magnus Enzensberger. Quasi tutti i quotidiani lo ricordano principalmente come poeta e scrittore. Alcuni gli riconoscono “anche giornalista”. Il Manifesto in un articolo del 26 novembre lo presenta così: “scomparso all’età di 93 anni, è stato la voce più originale e più autonoma da mode, correnti culturali, affiliazioni politiche, scuole e tradizioni nella Germania del dopoguerra. Eppure in un rapporto costante, discreto ma non timido, con la società tedesca, le sue contraddizioni e i suoi conflitti. Ironico, scanzonato ma ben consapevole di ciò che è grave e minaccioso. Di questa ritrosia militante e per nulla incline a compromessi, Hans Magnus Enzensberger ha quasi fatto un metodo, una pedagogia culturale, a volte fastidiosa, ma sempre incisiva.”

Il suo è stato un pensiero potente e uno sguardo sconfinato. Si fatica a capire di quale disciplina, inclusa la psicologia, o tema sociale e politico egli non sia occupato. Sempre con precisione, mai spacciando opinioni personali senza documentarsi. Sempre con uno sguardo ampio sul mondo. Da attento indagatore delle bizzarrie umane egli non poteva non confortarsi con il problema della distruttività umana. Egli definì il concetto di innato istinto di morte di Freud “empirico e traballante”, proponendo invece una lettura assai più articolata.

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